Terremoto di Pasqua

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Tertulliano è un antico padre della chiesa (II secolo) che aveva, come noi, una domanda: “Cosa significa essere cristiani?” e rispondeva: “La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani:credendo in essa siamo tali”. Ciò che qualifica la fede dei cristiani è la risurrezione dei morti con il loro corpo e non solo l’immortalità dell’anima! Credere nella risurrezione non significa gettarsi nell’immaginazione di un mondo di zombi più o meno carini, ma piuttosto prendere sul serio alcune certezze:

La certezza della vita oltre la morte:

«Come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! […]. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1 Cor 15). La risurrezione di Gesù, centro della nostra Pasqua, è certezza assoluta che la meta della nostra vita non è la tomba, ma l’incontro con il Padre. L’orizzonte in cui leggere le nostre vicende non sono i pochi anni sulla terra, ma l’eternità. E ogni volta che una famiglia mette al mondo un figlio sappia che fa un gesto eterno!

La certezza del valore del nostro corpo:

la «risurrezione del corpo» significa che anche i nostri «corpi mortali» (Rm 8,11) riprenderanno vita. La scrittura è sobria nel descrivere il “come” di questa risurrezione, ma abbondante nel trarre conseguenze. Il corpo è ciò che ci identifica e ci permette di agire: se risorge il mio corpo significa che risorgo proprio io, con tutte le mie azioni e relazioni. Quindi ogni azione bella e buona del nostro corpo, anche la più nascosta, risorge con noi e prende valore eterno. La risurrezione è motivo ultimo di ogni gesto di amore che va al di là della giustizia, del merito e del buon senso. Si può perdonare e aiutare chi non se lo merita in nome della vita eterna del nostro corpo! Per fare il bene e testimoniare il Cristo, ci si può anche rimettere, fino a perdere le proprie cose (e perfino la vita), in nome della risurrezione! La risurrezione mette in guardia dalla profanazione del corpo che non può essere trattato come un semplice oggetto o (peggio) un giocattolo.

La certezza che la speranza non è un’illusione:

Dio opera veramente e con potenza indicibile: è giusto sperare e lottare con speranza. Al contrario, la rassegnazione è come il macigno posto all’imboccatura del sepolcro di Cristo; è la resa al “non c’è più nulla da fare” che avvilisce la dignità dell’uomo. La pietra rotolata via dal sepolcro di Cristo è l’inizio (se ci crediamo!) di un terremoto liberante: con l’aiuto del Risorto, noi possiamo togliere qualche masso che ci seppellisce e aiutare altri a fare altrettanto. Al posto di ogni tipo di rassegnazione vi auguro, con questo testo di don Tonino Bello un sano e liberante terremoto pasquale che ci dia il gusto di lottare sempre, per noi e per gli altri, per la luce e la vita… senza resa. Quel mattino Gesù indicò alle donne che anche i macigni vengono rimossi dai sepolcri. Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. È la festa del terremoto. La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato. Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo, il terremoto di cui parla il vangelo, la festa dei macigni rotolati.

 

Buona Pasqua

 

don Paolo

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