Preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore (Papa Francesco)

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Simpatico questo papa, vero? Fa presa, piace, tutti lo citano… Chissà se tutti quelli che lo ammirano ne tessono le lodi stanno veramente ascoltando l’insegnamento di questo papa. Lo chiedo a noi cristiani, anche a me prete…In che direzione va la Chiesa di papa Francesco? Sicuramente va “fuori”, come dice sempre lui:

“Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. (E. G. N.20)

In questo anno pastorale, nelle comunità parrocchiali di Padulle e Bonconvento, vorremmo prestare particolare attenzione al suo insegnamento riguardante l’impegno sociale, o come dice lui, più chiaramente, l’impegno per la costruzione di un mondo migliore. Il papa ne parla continuamente. Per lui, impegno sociale e Vangelo non si possono mai separare:

“Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini… Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto… La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli. Sebbene il giusto ordine della società e dello Stato sia compito principale della politica, la Chiesa non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia. Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore (n. 183)

La premessa essenziale del papa è la rinuncia ad una fede comoda ed individualista. Per Gesù comodità ed individualismo (cioè, in fin dei conti, il primato assoluto del nostro “mi fa star bene”!) non portano alla gioia del Vangelo. E’ un’illusione! Comodità ed individualismo generano piuttosto la paura di essere “scartati”: se perdo la mia comodità, se qualcosa non va nel verso giusto, in una società individualista sono condannato ad essere escluso: “Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una “cultura dello scarto”; e questa tende a divenire mentalità comune.” Qual’è l’alternativa? E’ una società dove c’è posto per tutti, senza scarto:

“Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo.” (n. 187)

Si inizia da un ascolto docile (cioè vero, che non parte da ideologie preconcette) ed attento. Questo fa evitare i giudizi trancianti e pone in ricerca di possibili vie, forse mai risolutive, ma capaci di invertire il cammino.Ma per il papa, ascoltare significa anche “fare”. Egli propone un recupero del significato profondo della solidarietà:

“Siamo invitati a compiere i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”.(n. 188)

In questo cammino il papa non ha paura di chiedere un ripensamento del significato della proprietà privata:

“Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde”. (n. 189)

Lo spazio di questo articolo non permette ulteriori approfondimenti. Mi auguro due cose: che la nostra comunità, in questo anno, si dedichi seriamente, nella preghiera e nell’azione, alla costruzione di un mondo migliore. che la grandezza della sfida non scoraggi nessuno: meglio un solo piccolo passo nella via giusta, che una corsa, ma sulla via sbagliata.

Buon cammino!

don Paolo

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