Ringraziamento 2006 – di don Paolo

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Capita, ogni tanto, di dire “grazie” in modo consapevole e convinto. Di solito lo si fa distogliendo gli occhi o il pensiero dal dono in sé e guardando negli occhi l’artefice del dono. Il ringraziamento è quell’azione che fa passare la nostra attenzione dal dono al donatore. Quando dico “grazie” per davvero, non accolgo solo il dono, ma accolgo anche il donatore. Il ringraziamento dice allora all’altro che lui ha un posto dentro di me, c’è uno spazio per lui mentre accolgo i suoi doni. Questi pensieri diventano interessanti soprattutto quando mi viene voglia di ringraziare per essere al mondo, o di ringraziare perché altri sono al mondo con me. Io non esistevo, ma ora io sono. Non era scontato che io ci fossi. Chi dobbiamo ringraziare per noi stessi, cioè, per l’esperienza che-noi-siamo e per essere ciò che siamo? A chi dobbiamo la nostra gratitudine? La preghiera più importante dei cristiani, la Messa, è esattamente un atto di ringraziamento, per il nostro esserci e soprattutto per il nostro esserci per sempre, salvati. Anche la morte non toglierà a noi l’esistenza, la “cambierà” soltanto. «Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio» «E’ cosa buona e giusta». L’esordio della Preghiera eucaristica è sempre caratterizzato da una formula che dice il senso della riunione di preghiera: «E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo…». Ringraziare è proprio di chi si sente gratuitamente creato, amato, rinnovato, perdonato e salvato per sempre. E’ veramente giusto e doveroso ringraziare Dio “sempre e in ogni luogo”? Capisco l’obiezione di chi ora non ha proprio voglia di ringraziare perché sta attraversando momenti particolarmente bui e ha l’impressione di una vita triste o un po’ fallita o magari troppo dolorosa. Ma la vita di fede mi dà l’esperienza (profonda e forse poco dimostrabile ragionando, una specie d’intuizione luminosa che si apre la strada nel  buio quando mi affido a Dio e cerco) che la Sua presenza accanto a me non viene meno e la Sua forza sa fare per me cose grandi anche se io non capisco e fatico a fidarmi. San Paolo nella lettera ai Romani (cap.8) dice:

Che diremo dunque su tutto ciò? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi porterà accuse contro gli eletti di Dio? Se Dio li giustifica, chi li condannerà?  Cristo Gesù è colui che è morto, anzi risuscitato; Egli sta alla destra di Dio e intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? la tribolazione o l’angoscia o la fame o la nudità, o il pericolo, o la persecuzione, o la spada? Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori per opera di colui che ci ha amato. Poichè io son persuaso che nè morte nè vita, nè angeli nè principati, nè virtù, nè cose attuali nè future, nè potestà, nè altezza nè profondità, nè alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù Signor Nostro.

 

don Paolo

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