Quell’avarizia insaziabile che è idolatria

L’avarizia non è solo una questione di attaccamento ai soldi. È un modo di pensare e di agire che si insinua in tutti gli ambiti della vita.

Indossando di volta in volta i panni dell’avidità, della cupidigia, dell’usura, della concupiscenza, della taccagneria o della grettezza, la struttura camaleontica dell’avarizia è tale che essa può addirittura assumere le sembianze della virtù. E’ il vizio che è cresciuto di più negli ultimi anni, ma ancora si fatica a chiamarlo “vizio”. Eppure l’avaro di oggi è posseduto dalle cose, le accumula, ma non le condivide. La sua infelicità è il fallimento del nostro stile di vita.” (Prof.  Stefano Zamagni)

Il cuore e la testa si riempiono di un pensiero, quasi ossessivo: “Sarò sazio solo quando avrò anche questo … o avrò fatto anche quello … o avrò sperimentato anche quest’altro”. Ma la sazietà non arriva mai! E neanche la pace dentro e intorno a noi! L’avidità è come un pozzo senza fondo, che esaurisce la persona nello sforzo incessante di soddisfare il bisogno senza mai raggiungere la soddisfazione. E la ricerca della ricchezza o, più in generale delle “cose” prende completamente tutto il nostro cuore, la nostra mente, le nostre forze; per questo il papa diceva qualche giorno fa:

“Io leggo i dieci comandamenti e nessuno parla male del denaro… contro quale comandamento pecco se cerco il denaro? Contro il primo comandamento perché il denaro diventa idolatria”.

Gesù denuncia più volte questo meccanismo e propone una via di guarigione. Al Signore sta a cuore il bene dell’uomo e sa che la via dell’attaccamento alle cose porta ad una brutta solitudine, una specie di isolamento ossessionato, in cui non c’è pace vera. E la medicina? Gesù propone il comandamento dell’amore: “Amatevi come io vi ho amato”. I cristiani, già negli Atti degli apostoli, hanno tradotto questo comando in una parola bellissima: comunione. La usiamo sia per dire l’amore di Gesù che incontriamo nella preghiera e specialmente nel “fare la comunione” a Messa, sia per dire lo stile degli uomini amati e salvati da Cristo: creare comunione tra noi, con gli altri. Sarà questo il tema del Congresso eucaristico di questo anno che porta il titolo: Eucarestia sorgente di comunione con Cristo e tra di noi. Noi siamo talmente abituati a queste parole che forse non incidono più nella nostra vita. Papa Francesco con il suo linguaggio semplice e concreto, ma soprattutto con la testimonianza di una vita che vive ciò che dice, ci fa sentire nuove le parole del Vangelo. Dice il papa:

“La Chiesa siamo tutti noi e se vogliamo essere cristiani dobbiamo fare come Gesù che si spogliò, diventò uomo e abbracciò la croce. Non dobbiamo essere cristiani da pasticceria… essere cristiani è un rapporto vitale con la persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è diventare simili a Lui». «Francesco d’Assisi testimonia che, chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e che ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della croce. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia universale con le energie del cosmo… La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi prende su di sé il Suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato».

La via è questa. Dobbiamo cambiare la nostra testa e il nostro cuore: possiamo cominciare a credere che la vera pace sta nel vivere relazioni vere, a partire da quelli che mi sono più vicini. E le relazioni vere richiedono anche la fatica, il sacrificio, la capacità di rinuncia e di dono. Se cambiano testa e cuore poi si trovano anche le strutture per una nuova economia.

“Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità, onestà, generosità,attenzione premurosa ai più deboli.  Rendici amabili con tutti, capaci di amicizia vera e sincera perché molti siano attratti a camminare verso Te”

 

Don Paolo

One thought on “Quell’avarizia insaziabile che è idolatria

  • federica
    13 Maggio, 2016 at 1:11 pm

    Articolo bellissimo,attuale.

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