Aspettare che le nostre anime ci raggiungano

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Un esploratore bianco, ansioso di arrivare presto alla sua meta nel cuore dell’ Africa, pagava un salario extra affinché i suoi portatori andassero più velocemente. Per vari giorni i portatori affrettarono il passo. Un pomeriggio, tuttavia, si sedettero tutti per terra e depositarono i loro carichi, rifiutandosi di continuare. Qualunque somma di denaro fosse loro offerta, non si muovevano. Quando infine l’esploratore chiese una spiegazione per quel comportamento, ottenne questa risposta: «Siamo andati molto velocemente e adesso non sappiamo più quello che stiamo facendo. Ora abbiamo bisogno di aspettare che le nostre anime ci raggiungano».
(P. Coelho)

Non so che significato intendesse dare l’autore a questo raccontino, che viene dalla tradizione sciamanica. Personalmente lo trovo interessante per fare gli auguri di buon Natale nel 2010. Celebrare bene la festa cristiana del Natale di Gesù (fare quindi un “Buon Natale”) presuppone che noi rientriamo in noi stessi e ci fermiamo un attimo, almeno per chiederci se veramente sappiamo quello che stiamo facendo. Allora facciamoci l’augurio di saper aspettare le nostre anime! “Aspettiamo le nostre anime” perché l’uomo si rovina se crede importante solo il “fare”.
“Aspettiamo le nostre anime” perché la vita interiore, la capacità di prendere in mano tutto se stessi, di ridirsi cosa si desidera veramente per se e per gli altri… tutto questo non è facoltativo, ma essenziale all’uomo.
“Aspettiamo le nostre anime” perché Gesù di Nazareth, di cui festeggiamo la nascita, ha insegnato che la scoperta del volto del Padre Suo richiede questo primo passo:
“Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
“Abbiamo bisogno di aspettare che le nostre anime ci raggiungano”: da qui potrà iniziare un Buon Natale! Diceva S. Anselmo d’Aosta già nell’anno mille:

“Orsù, misero mortale, fuggi via per breve tempo dalle tue occupazioni, lascia per un po’ i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo momento i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un poco a Dio e riposa in lui. Entra nell’intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo, e, richiusa la porta, cercalo. O mio cuore, dì ora con tutto te stesso, dì ora a Dio: Cerco il tuo volto. “II tuo volto, Signore, io cerco” (Salmo 26, 8)…. Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule, che è così distante da te, ma che a te appartiene?… Guarda, Signore, esaudiscici, illuminaci, mostrati a noi. Ridonati a noi perché ne abbiamo bene: senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle nostre fatiche, dei nostri sforzi verso di te… Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti”.

La festa di Natale ci ricorda che Dio ha visitato il Suo popolo, e la ricerca dell’uomo non sarà vana. E Gesù, il bimbo del presepe, è l’offerta di pace e di salvezza che Dio continua a portare agli uomini, da Lui amati:

«Non temete: dice l’angelo ai pastori, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Si incroceranno quest’anno la nostra ricerca e la Sua venuta? Per i pastori del presepe avvenne l’incontro e se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito… Il Signore, sempre visita il Suo popolo nella pace: ci regali in questo Natale la Sua pace e sapremo fare pace con gli altri; ci doni la Sua forza e sapremo superare le divisioni che questo anno ha portato; ci stia vicino e sapremo condividere coraggiosamente con chi ha bisogno. Don Paolo

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