Un cammino conveniente
Tra fine novembre e inizio dicembre abbiamo avuto in parrocchia la visita di tre missionari della Comunità Missionaria di Villaregia. Al primo incontro, padre Marco (uno dei tre) ha esordito chiedendoci come mai quando litighiamo con qualcuno, quando creiamo rotture con gli altri, poi in fondo al cuore ci stiamo così male? Il motivo decisivo è che non siamo fatti per litigare, ma per vivere in comunione. L’immagine che portiamo scritta in noi stessi è quella della Trinità divina. Il Dio che si è rivelato pienamente in Gesù di Nazareth è, come preghiamo abitualmente, Padre, Figlio, Spirito Santo: un Dio in tre persone unite e che si amano e non un Dio unico e solitario. Proprio all’inizio della Bibbia, Dio-Trinità dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza…”. Stupisce questo plurale, “Facciamo … a nostra…”. Dio parla con suo Figlio e con lo Spirito ed insieme disegnano l’uomo a loro immagine e somiglianza, quindi un uomo che non può stare nella solitudine e nella separazione perchè fatto ad immagine di una comunione. Quando l’uomo segue la propria natura e fa unità con gli altri ha pace; quando non segue questo è nella sofferenza. Non solo. L’unità con gli altri rende davvero presente il Signore che dice: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. E la presenza del Signore tra noi è certamente vita, luce, coraggio, rinnovata capacità di lottare per il bene. La festa di Natale che giunge portando la sua luce nella corsa dei nostri giorni, è occasione preziosa per tutti, credenti e non, per sentire la nostalgia profonda dell’unità e della pace. C’è poco da fare: a Natale i nostri vecchi litigi e le nostre fratture ci fanno più male. Sappiamo bene che andrebbero superate. Il bimbo, da quella culla povera, ci dice che la bellezza e la pace abitano là dove si è fedeli alla propria immagine più profonda, fedeli alla comunione e all’unità. Ma il Bimbo di Betlemme, non è solo un maestro, Egli sa lottare; è “Grazia apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (lettera di Paolo a Tito 2,11) che libera dal Diavolo (parola greca che significa colui che crea fratture). Paradosso di Gesù: per “stare in pace” ci vuole la lotta! Lotta contro tutto quello che vorrebbe portarmi a giudicare senz’appello gli altri, a separarmi da loro, ad affermare con violenza la mia posizione. In famiglia, nel lavoro, in comunità, nella politica, dovremo lottare contro il principio della divisione e della menzogna. La scoperta che i cristiani fanno è che questa strada conviene! E’ più facile, meno dispendiosa di energia e decisamente più bella: “Venite a me voi tutti affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Imparate da me che sono mite e umile di cuore…” dice Gesù. Per questo la nostra comunità celebra il Natale pregando. Pregare è come allungare la mano perchè il dono, già pronto, diventi nostro. Vogliamo pregare, perchè la sua forza entri in noi, e la nostra vita sia più fedele al progetto, all’immagine originaria. La pace del Natale viene da lì. Allora, Bimbo Santo aiutaci nell’unità e ascolta la nostra preghiera:
Vieni Signore Gesù, illumina la notte di speranza, accendi il desiderio di incontrarti; Tenerezza di Dio verso ogni uomo, Tu – solo – ci rivestirai di gioia. Vieni Signore Gesù, pane dei poveri del mondo, sei lievito d’eterno nella storia; sorgente zampillante di bellezza Tu – solo – ci disseterai d’Amore. Vieni Signore Gesù, copri col tuo mantello la nostra umanità ferita; fuoco che sempre brucia di perdono, Tu – solo – ci riscalderai di Pace.
Don Paolo