Secondo natura o contro natura

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Non voglio parlare di ecologia e di ambiente, problema che comunque sempre più ci coinvolge. Nè tanto meno di omossessualità o cose del genere. Vorrei partire da un detto contadino che suona così” L’è nèd cavàl l’à da fèr al cavàl” ovvero: “è nato cavallo e deve fare il cavallo”.
Nella mia campagna si usa questa espressione per dire che ogni cosa è fatta per un suo scopo: non posso zappare con il martello né piantare chiodi con un forcale! Se provo a farlo, sperimenterò solo frustrazione. Sta alla sapienza del contadino usare il mezzo giusto al momento giusto e non costringere nessun attrezzo ad andare “contro la propria natura”. Lasciamo la metafora. Anche l’uomo ha un percorso “secondo natura” da seguire. E mi viene da pensare che finchè non segue la sua natura l’uomo avrà sempre una strana sensazione di spossatezza e di insoddisfazione, come quella che può provare chi pianta chiodi con un forcale! Vorrei gridare da questa povera pagina che l’uomo usa se stesso secondo natura quando riscopre l’antico progetto su di lui: E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Il Bimbo del Natale che noi chiamiamo “Figlio di Dio” è vera immagine e somiglianza di Dio.
E’guardando a quel Bimbo, alla sua vita e alla sua morte che vedo cosa è “secondo la natura dell’uomo”, cosa è “vivere secondo il suo senso”.
E la resurrezione di Gesù rende chiaro che la natura dell’uomo non è fatta per rimanere nella morte, ma per entrare in una vita senza fine.
Gesù di Nazareth è salvezza per l’uomo proprio perché ci insegna e ci dà forza per vivere “secondo la nostra natura”, aprendo Lui la strada, stretta ma vera.
Il vivere secondo natura proposto da Gesù ha due  dimensioni fondamentali: il rapporto con Dio, che è Padre fedele e misericordioso, e il rapporto con gli altri che sono fratelli, sempre.
Vive secondo natura chi pone la sua forza in queste due direzioni, uscendo da quell’egoismo che sarà sempre l’opposto del Natale.
Il vescovo di Molfetta, d. Tonino Bello alcuni anni fa scriveva: ” Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire.
Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario…
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, au n marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, il progetto dei vostri giorni;, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate…”
Poi il testo continua con una forza che ho quasi paura a riportare…Parole difficili? Ma la notte di Natale ci sentiremo dire che la “grazia apportatrice di salvezza (cioè Gesù) ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà, in questo mondo” e qui c’è pace.
Poi il testo continua con una forza che ho quasi paura a riportare…Parole difficili? Ma la notte di Natale ci sentiremo dire che la “grazia apportatrice di salvezza (cioè Gesù) ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà, in questo mondo” e qui c’è pace.

don Paolo

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