La “Buona Nascita” e il Silenzio

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“Buon Natale” vuol dire “buona nascita”. Tra i tanti significati che può assumere questa espressione c’è sicuramente anche quello di essere un annuncio: può significare “c’è stata una buona nascita”, “Colui che nato è Buono”! E’ nato il Dio fatto bambino, Gesù di Nazareth: Gloria (cioè rivelazione) di Dio e Pace per gli uomini; davvero una “buona nascita”.
La statuina del dormiglione che mettiamo nel presepe è il simbolo di tutti gli uomini che non sentono questa bontà nella nascita di Cristo, o dubitano che possa fare veramente qualcosa per noi. Cosa potrà mai fare di buono questo neonato? Nelle liturgie del Natale, la Chiesa risponde è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri  mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. (Lettera di san Paolo a Tito 2, 11-14).
Gesù porta salvezza insegnandoci a rinnegare l’empietà e i desideri mondani: cioè svelando l’inconsistenza e falsità delle logiche dell’avere-potere-piacere, che sono i desideri mondani. Ma sopratutto Gesù insegna un’altra vita fatta di sobrietà, giustizia e pietà e di attesa della beata speranza. Non ci viene istintivo. La sobrietà\condivisione, la giustizia che è ricerca del bene comune e non solo del mio, la pietà intesa come senso di Dio e della Sua presenza nella nostra storia, l’attesa consolante e impegnativa del paradiso (la beata speranza) sono rese possibili dal “Buon Natale”.
Colui che è indubbiamente Buono insegna questa via di bene e la rende a noi possibile. Lo accoglieremo prestandogli un pò di fiducia? Come possiamo fare perchè compia la sua opera di salvezza? Il primo passo, per gustare la bontà del Natale di Cristo, è il silenzio. Un silenzio interiore e pensoso di chi approfitta di questi giorni per fare il punto della propria situazione al cospetto del Bambino-Salvatore. Si fa veramente Natale confrontando le nostre vie con la sua via. Diceva il papa qualche anno fa: Il Natale ci invita a entrare nel silenzio di Dio, e il suo mistero rimane nascosto a così tanti perché essi non riescono a trovare il silenzio in cui Dio agisce. Fare silenzio significa trovare un nuovo ordine interiore. Significa non preoccuparsi solo delle cose che possiamo mostrare e ostentare. Significa non guardare solo a ciò che conta tra gli uomini e ha fra di loro un valore commerciale. Significa sviluppare i sensi interiori, il senso della coscienza, il senso dell’eterno in noi, della capacità di ascoltare Dio.
Si dice che i dinosauri si siano estinti perché si erano sviluppati in maniera sbagliata: molta corazza e poco cervello, molti muscoli e poco intelletto. Non stiamo anche noi sviluppandoci in maniera sbagliata: molta tecnica e poca anima? Una spessa corazza di possibilità materiali, ma un cuore diventato vuoto? Uno spegnersi della capacità di percepire la voce di Dio in noi, di conoscere e riconoscere  il bene, il bello e il vero?  “Facciamo silenzio, parliamo del Salvatore, perché si avvicina la Mezzanotte”. Non è più che mai tempo di correggere la rotta della nostra “evoluzione”?
(Benedetto XVI)
Molta corazza e poco cervello, molte cose e cuore vuoto! I giorni del Natale di Gesù ci sono dati per riempire ancora il cuore di coraggio e desideri di bene. Siano giorni di ritrovata fiducia e serenità, di vittoria sulla paura e sulla rassegnazione, di affetti caldi e sinceri perchè quel Bambino è il Signore e torna in questo Natale a correggere la rotta della nostra “evoluzione”.

don Paolo

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