Il Dio che parla e i nostri “Ma”
” Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto ” (Gv. 12,24)
Quando Gesù vuole preparare i suoi a capire qualcosa della sua morte e resurrezione, usa questo esempio, che i suoi occhi puri vedono nella natura intorno.
La morte del chicco di grano è il preludio alla spiga. Gesù sa che la sua morte apre una strada di vita.
Noi cristiani crediamo nella Pasqua di Gesù, nella sua morte e resurrezione. Crediamo in quella tomba vuota, segno dell’unica vera vittoria dell’umanità.
Crediamo, con tutta la chiesa, in questo evento che ci permette ancora oggi di sperimentare la compagnia di Gesù nella nostra vita.
Ogni volta che entriamo nell’intimo di noi stessi e ci poniamo di fronte al mistero della nostra vita e della nostra morte (perché è solo in questa zona del nostro spirito che lo Spirito di Dio può parlarci) sperimentiamo nei pensieri e nel cuore di non esser soli.
Quel Gesù di Nazareth ci è ancora vicino e ci parla nel suo vangelo, nella comunità dei credenti, nei fatti e negli incontri della nostra storia.
E se ascolti, questa Parola ti dirà e darà sempre pace. ” Pace a voi ” dice come prima Parola il risorto.
Pace nel cuore perché “Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore”. Nulla potrà portare la nostra vita nel baratro e nella disfatta, se ci abita questa Parola.
E’ la nostra certezza. Ma… Quanti “ma” nella testa dell’uomo! Ci sono dei “ma” di Natale e dei “ma” di Pasqua:”Ma può Dio, il Dio origine e fonte di ogni cosa farsi così piccolo come lo contempliamo a Natale, tanto piccolo da diventare come ogni altro bimbo che è sulla terra?
“Ma può succedere dentro alla nostra storia che Dio compia una cosa così grande come è la resurrezione di un morto, lo svuotamento di una tomba?” E poi ci sono tanti altri “ma”…
“…ma in questo modo noi condanniamo Dio al silenzio, non gli concediamo mai la parola, non gli concediamo mai di parlarci; perché quando Egli usa il linguaggio di noi uomini, anzi di un bambino che nasce, come a Natale, noi lo troviamo troppo piccolo,sproporzionato per difetto…E quando Lui, Dio, a Pasqua usa il suo linguaggio, il linguaggio dei morti che risorgono, noi lo troviamo troppo grande, sproporzionato per eccesso. E così noi ci priviamo della parola di Dio, che è Parola vera, parola che chiede di entrare in noi con la fede. Così siamo abbandonati alle parole degli uomini, che imbrogliano, che intontiscono…
I più felici tra noi sono quelli che ascoltano la Parola di Dio: quella di Natale, quella di Pasqua, quella di tutti i giorni. Ascoltano e credono alla Parola di Dio e sono più felici,perché più vicini a Dio e lontani dalla Morte.”
(P. Colombo)
Una vicinanza che non ci fa fuggire dalla vita con-creta (cioè la vita che si impasta nella terra, nella creta di questo mondo).
Le dà un senso nuovo. E la forza di amare.
Buona Pasqua
don Paolo