CAMMINANDO S’APRE IL CAMMINO

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Viandante, sono le tue orme la strada, nient’altro;

Viandante, non sei su una strada,

la strada la fai tu andando.

Mentre vai, si fa la strada e girandoti indietro vedrai

il sentiero che mai più calpesterai.

Viandante, non hai una strada, ma solo scie nel mare.

Machado

 

Non condivido in tutto questa poesia, ma mi aiuta ad esprimere i pensieri di questo momento.
È chiaro che andare via da queste comunità e da questo paese mi dispiace tantissimo.
Qui, grazie a Dio mio Padre, e a tutti quelli che ho incontrato, miei Fratelli, ho scoperto che “amare” o “servire il Regno” del Signore – che è il senso unico e scelto della mia vita – non è una teoria, ma un cammino.
Spesso ho pregato con i salmi: “Indicami Signore, la strada da percorrere e io la seguirò con fiducia” (Salmo 118), oppure ho chiesto che fosse Lui il mio Pastore (Salmo 22); ho capito che il Signore ci propone una Via, disposto sempre ad “aggiornarla” e che, nonostante i nostri smarrimenti,

il piano del Signore sussiste per sempre (Sal. 32).

Certo, ci sono cose che non possiamo definire noi
(il nascere, il morire…), e ci sono segni chiari di cosa sia “via della vita” e “via della morte” (Deut. 30,15-17), ma il cammino resta da tracciare quotidianamente.
In questi anni abbiamo intrecciato insieme la Parola potente di Cristo che ci ha fatto da Guida, la compagnia che ci siamo scambiati, la Realtà che abbiamo dovuto affrontare, cercando la Via della Vita piena.
Abbiamo scoperto il valore del coraggio e del rischiare perchè, come dice la poesia, la strada si fa andando,
la facciamo noi ogni giorno, e non è chiara in anticipo o, come traduceva fratel Arturo Paoli: Camminando s’apre il cammino.
La strada di vita che possiamo percorrere si forma in quell’ascolto della Sua Parola e della realtà (nostra e degli altri) che è la gioia e la lotta, o forse il lavoro, quotidiano!
Il tempo che ho vissuto in queste comunità è un pezzo di strada verso il Regno, dove la Preghiera, la Parola, la vita di comunità, le relazioni personali, gli incontri, le scelte,
le soddisfazioni e le delusioni, le intuizioni felici e quelle sbagliate sono stati gli ingredienti di un cammino
che mai più calpesterò, ma che apre un cammino nuovo
da vivere…
Di tutto questo posso solo dire GRAZIE e farne tesoro!
Se rileggo le orme sulla strada fatta, mi viene da pensare che le tre “P” che Papa Francesco consegnò a Bologna ci abbiano guidato in questi anni: Parola (di Dio), Pane (dell’Eucarestia, della preghiera liturgica), Poveri (quelli che accanto a me e come me hanno bisogno di attenzione più ancora che di cose).
 
Sempre il Papa, in un altro discorso, ha consegnato alla Chiesa anche tre “I”: Inquietudine, Incompletezza, Immaginazione. Queste tre “I” vorrei che fossero per il futuro che ci aspetta:
 
Inquietudine, dice il Papa: “Vi pongo una domanda: il vostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca? Solo l’inquietudine dà pace al cuore …”. L’inquietudine è necessaria per cercare sempre cose nuove e, se vissuta in Cristo, porta nell’abbraccio di Dio, ad una vita più vera sapendo che una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo.
 
Incompletezza, perché Dio ci sorprende sempre; nessuno di noi è già arrivato, né tantomeno è concluso un percorso: si è sempre lì a ricominciare con l’aiuto di tutti perché Lui è all’opera in tutti!
 
Immaginazione, perché dice il Papa “Il pensiero rigido non è divino perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte”. C’è bisogno di discernimento, ascoltando, alla presenza del Signore, le cose che accadono e il sentire degli uomini per immaginare un bene sempre maggiore sognando a occhi aperti e sempre non solo per se stessi “i veri sogni sono i sogni del ‘noi’” (Papa Francesco a Roma, 11 agosto 2018).
 
Così spero di sentire raccontare della zona pastorale di Sala Bolognese, come di una comunità dove non si dice “abbiamo sempre fatto così”, ma si cerca sempre una rinnovata fedeltà al Vangelo da accogliere e annunciare; e spero per me che passando da Castelmaggiore o in curia mi troviate, come sempre, un po’ inqueto e sognatore… magari senza esagerare!
 
Buon cammino, davvero!
don Paolo
 

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